martedì 14 febbraio 2012

Per voi.

[18 Aprile 2011]

Giuramento Corso Espero
Alice guardò giù: c'era un gruppo di elettroni e di fotoni che facevano esercizi di marcia sulla "piazza d'armi" dell'Accademia. I fotoni le eseguivano molto bene: tenevano il passo, facevano conversioni, dietrofront in perfetto sincronismo, senza nessuna differenza fra l'uno e l'altro. Il gruppo di elettroni, invece, si stava comportando in un modo che -era chiaro- avrebbe portato ben presto l'istruttore alla disperazione. Alcuni marciavano in avanti, ma a velocità diverse. Altri marciavano verso destra, altri a sinistra, altri ancora addirittura all'indietro. Qualcuno saltellava, qualcuno camminava a testa in giù, e ce n'era persino uno che se ne stava sul prato disteso sulla schiena, guardando il cielo.
È impressionante come tale immagine rievochi l'idea di una scuola militare. Essa si può leggere in due modi: un corso anziano che dà l'esempio ed un primo corso appena entrato, oppure un primo corso che finalmente ha capito che aria tira ed un corso anziano che ha dato tutto e non ha più nulla da insegnare se non a vivere.
Come in una clessidra noi anziani ci siamo privati, con il passare del tempo, dei granelli di sabbia della nostra esperienza per darli a voi, i nostri paps. Granello dopo dopo granello il castello-corso inizia lentamente ad ergersi: noi gli apriamo gli occhi dinanzi la loro potenza affinché esso passi all'atto, ma sarà esso stesso a doversi consolidare, asciugandosi al giallo Sole, accarezzato dal vento. Nei suoi fossati dovrà alimentare, con carne d'indiani pennuti, verdi alligatori, con le sue mura proteggersi da armi medievali, quali stupide frecce, e munirsi di strumenti di offesa, come parole missilistiche che colpiscono duramente anche le alte montagne.
Mentre gli altri si sono adagiati sugli allori, voi avete affrontato le difficoltà a testa alta, avete ricercato le tradizioni, rispettando gli oneri e ricevendo in cambio onori. Dovete continuare così, dovete continuare a dimostrare.
C'è però da sottolineare che quello che c'è stato tra noi e l'Astro non è, ora, che un sogno evanescente che non può più essere emulato, perché è inconcepibile mettere in moto i valori di una scuola gelida che è morta. Ecco dunque che la regolarità, a dir poco naturale, di una scuola militare è stata pressoché stravolta e a dir poco annientata. Ciò ci ha fatto, fin da subito, riflettere molto profondamente sul da farsi con voi quest'anno, suscitandoci molti dubbi e molte perplessità. Credo che noi anziani siamo riusciti comunque a darvi il meglio, per farvi assaggiare, o perlomeno annusare, un po' di ciò che stava nascendo un anno fa.
Ciò nonostante io mi posso dichiarare fiero di voi e di tutta la strada che avete fatto dall'inizio a questa parte. Pensateci. Ieri eravate alle prime armi, gli ultimi arrivati. Domani starete giurando all'esterno: sarete anche voi parte della storia della scuola. Finalmente anche voi avrete un nome; un nome che vi trascinerete per tre anni, anzi per tutta la vita; un nome che in qualche occasione diventerà una stupida etichetta; ma un nome che vi farà stare assieme, nel bene e nel male, e che vi farà piangere quando sarà il momento di separarsi, ognuno per la propria strada.
Godetevi questi tempi, cogliete sempre l'attimo. Ricordate: tempus edax.
Il dado non è ancora tratto, dovete voi dare l'inizio alla fine, dovete far uscire numeri pari.
Un in bocca al lupo per domani, rendeteci fieri.

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