mercoledì 15 febbraio 2012

Mangiatore di illusioni


[18 Maggio 2011]

"Firefly night", Robin-Street Morris
Era il 10 Agosto, il giorno di San Lorenzo. Tecla aveva deciso che avrebbe portato per la prima volta il suo bambino a vedere le stelle. Curzio era eccitatissimo all'idea di andare con la mamma, più tardi del solito, a fare finta di dormire in cima alla collina dietro la chiesa. Egli avrebbe lasciato la sua copertina a casa, perché con lei si sentiva al sicuro. Soltanto il timore che strane creature potessero balzare fuori dall'oscurità lo aveva reso titubante, ma, per far vedere che razza di ometto fosse diventato, optò di lasciarla nel suo letto, protetta da Pippo l'orsacchiotto.
Uscirono di casa. Passeggiarono per la strada illuminata da alti lampioni, fino a quando non raggiunsero la casa del parroco. Da lì in poi avrebbero dovuto proseguire per un angusto sentiero tenebroso. Fortunatamente la mamma aveva portato con sè un lumino e, presa la mano del figlio, di mise a capo della breve escursione.
Dopo essere arrivati a destinazione, stesero le grandi coperte sul verde prato e si sdraiarono per ammirare lo spettacolo.
Tecla iniziò a mostrare le costellazioni ed a spiegare come quel cielo, che presentava strani fenomeni, era ancora pressoché totalmente sconosciuto all'uomo. Di una cosa si era sicuri: chi per primo vedeva una stella cadente ed esprimeva un desiderio, sarebbe stato appagato della sua speranza. Unica condizione era però mantenere il segreto, non rivelandolo a nessuno. Pena la non realizzazione di quest'ultimo.
Curzio pendeva dalle sue labbra. Non si perdeva una sola parola. Persuaso dalla madre, iniziò in silenzio a scrutare il cielo, a fare il cacciatore. Voleva diventare il migliore tra tutti. Purtroppo però le nuvole posero fine a quella ricerca. Esse avevano deciso di oscurare il cielo, non risparmiando neanche la Luna.
Se ne stavano andando, avviliti per la breve durata di quella magnifica serata, quando l'attenzione di Curzio fu attirata da una stella che si era staccata e che, oltrepassate le nuvole dispettose, si impigliò in un cespuglio. Egli vi si avvicinò come un razzo e, per non distruggere le ragnatele che i ragni avevano tessuto con premura, spostò con cautela le foglie, porgendo le mani per raccogliere la stella.
Era proprio luminosa, la più sfavillante di tutte. La mamma gli disse che non ci poteva esserci regalo migliore che il cielo potesse fargli ed il bambino se ne convinse, anche perché in realtà ne era a conoscenza nel più profondo.
Ripercorsero a ritroso il sentiero e Tecla si assicurò di porsi accuratamente tra la fonte di luce ed il bambino. Arrivati a casa, non accesero le luci e, mentre la mamma si preparava a dormire, Curzio infilò l'astro sotto un bicchiere di vetro, assicurandosi che non potesse sfuggirvi. Con la cucina ora semi illuminata, il bambino decise che era arrivato il momento di andare a letto, seppur fosse molto agitato di lasciarla sola.
Finale 1
La mattina seguente, Curzio scese le scale tutto assonnato per la nottata impegnativa ed andò a trovare la giovane stella, giovane perché forse non aveva ancora imparato del tutto a rimanere immobile nel firmamento. Con orrore scoprì che un viscido insetto con le ali era riuscito, durante il suo sonno, a sgattaiolare nel bicchiere, non muovendolo neanche di un centimetro. Quel lurido essere aveva rosicchiato a morte la sua nuova amica, senza pietà. Da quel dì, egli diffidò di tutto e di tutti, credendo che i sogni fossero stupide chimere e che il male di vivere avesse ormai preso il sopravvento su qualsiasi cosa.
Finale 2
La mattina seguente, Curzio scese le scale tutto assonnato per la nottata impegnativa ed andò a vedere che aspetto avesse la stella alla luce del Sole. Appena la vide egli diventò una statua di ghiaccio. La stella in realtà non era che una semplice lucciola. Era stato ingannato. Da quel dì, egli imparò a diffidare dalle apparenze, per mettere luce su ogni cosa, per non soffrire vanamente.

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