[23 Novembre 2011]
E sono qui. Di fronte allo schermo del mio computer a piangere. Faccio addirittura fatica a scrivere. Ma devo sfogarmi.
Man mano che sono cresciuto ho sempre più faticato a versare quelle lacrime che erano represse dal mio carattere. Forte dicono alcuni. Io invece penso di non essere altro che una scaglia di forfora nell'universo.
Sono rimasto sospeso tra i miei pensieri. Incredulo, ho visto riemergere i ricordi più vari alla sola lettura del blog di mia sorella.
Tutte quelle cose che non mi hanno mai detto. Perché ero troppo piccolo.
Tutte quelle cose di cui non mi rendevano partecipe. Per proteggermi.
Dalla morte di un amico caro, a quella di mia nonna. Dal dolore inferto da mio nonno alla sua famiglia, alla sua morte. Dalla mia partenza per un mondo nuovo, all'amore di mia sorella. Dagli sbagli di alcuni familiari, alle mie delusioni.
Sai, i primi due mesi alla scuola militre continuavo a piangere. Piangevo quando rileggevo quella lettera che mi avevi lasciato. Piangevo perché inizialmente non volevo continuare la mia vita militare.
Sai, ora piango perché qualcuno mi ha negato la possibilità di poter continuare la mia vita militare; perché il mio migliore amico è solo in mezzo agli asini; perché non ho passato tanto tempo con i miei cari che ora non ci sono più; perché ora non riesco ad essere forte e reattivo ad una vita che mi sta mostrando il suo lato peggiore.
Stavo fumando una sigaretta e l'ho dovuta spegnere a metà perché avevo un gatto in gola. Ho realizzato che mi piace fumare di più il trinciato in quanto ricrea quell'ambiente spensierato a casa dei nonni. E' brutto da dire, ma non so più quasi neanche chi fossero, quale profumo avessero, che voce avessero. E' come se il mio subconscio mi stesse mangiando. Lo so che loro sono nascosti lì da qualche parte, ma dov'è finito l'interruttore della luce?
Ho pianto al funerale di mia nonna, ma non avevo ancora un'idea di che fosse la morte. Ancora adesso non capisco perché me l'abbiano portata via.
Non ho pianto al funerale di mio nonno. Ho resistito perché sapevo che lui non voleva che io fossi triste (ancora mi ricordo quando i suoi occhi avevano riniziato a brillare alla notizia del mio arruolamento).
Ho pianto al Mak P 100. Sono stato avvolto dalla paura dell'abbandono. I miei fratelli di lì a poco avrebbero preso le loro strade.
Ho pianto quando ho rivisto il mio migliore amico durante l'estate. Chiamatela omofilia, ma io lo amo quel ragazzo. Oramai è mio fratello.
Non ho pianto quando mi hanno detto "lei non è idoneo".
Ho pianto quando ho chiamato mia sorella per darle la notizia (lei la sera prima mi aveva detto singhiozzando che Cacao se n'era andato).
Non ho pianto di fronte all'altro mio fratello che mi ha ospitato dopo la sconfitta. Dovevo farmi vedere forte di fronte a lui, per non scoraggiarlo nell'imminente tirocinio.
Ho pianto adesso.
Tremo.
Per quello che può avvenire in futuro.
Non so se credere di essere guidato dal destino o di poter essere artefice del mio destino.
Mi sento come un vino di qualità scadente. Tanto ma schifoso...
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